Palestre chiuse? No. Siamo agonisti!

Sfruttando le zone grigie della normativa, c’è chi riesce a farsi aprire le porte delle palestre chiuse, mentre tutti gli altri devono allenarsi in casa

Non sai ancora fare dieci Double Under o un Muscle-up? Non importa! Se paghi l’iscrizione a una gara riconosciuta, sei subito un “atleta di interesse nazionale” che può allenarsi in palestra.

No, non è uno scherzo. Purtroppo. È una trovata da “azzeccagarbugli” che si basa su una deroga ai provvedimenti di chiusura delle palestre per consentire gli allenamenti degli atleti che partecipano a competizioni di interesse nazionale. Come funziona?

  1. Porta in palestra un certificato medico per attività sportiva agonistica.
  2. Chiedi il tesseramento alla Società Sportiva come atleta agonista.
  3. Iscriviti a una gara di interesse nazionale riconosciuta dal CONI.

Congratulazioni! In cinque minuti sei ufficialmente diventato un “atleta di interesse nazionale” (anche se non sai fare niente) e puoi allenarti in palestra. Alla faccia di tutti quegli sciocchi principianti che fanno ancora lezione su Zoom o che corrono nei parchi e, soprattutto, alla faccia degli atleti veri che ci mettono anni a ottenere un titolo.

Che cosa dice la norma

I DPCM del 24 Ottobre e del 3 Novembre specificano che: “Le sessioni di allenamento degli atleti partecipanti alle competizioni di interesse nazionale sono consentite a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli di sicurezza”. A tal proposito, il Dipartimento per lo sport del Governo ha ricordato che il riconoscimento della rilevanza nazionale viene disposto con provvedimento del CONI. E anche nell’ultimo DPCM del 14 Gennaio si legge testualmente: “Il Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e il Comitato italiano paralimpico (CIP) vigilano sul rispetto delle disposizioni”.

Il comune buon senso suggerirebbe che, nell’intenzione del legislatore, questa norma sia stata prevista per gli atleti che partecipano a Campionati Nazionali e Internazionali. Pensiamo, ad esempio, ai massimi eventi sportivi dei tempi più recenti: gli Assoluti di Nuoto, gli Europei di Ciclismo su Pista, la Coppa del Mondo di Sci, le selezioni per le Olimpiadi…

Invece che cosa è successo?

Qualcuno ha dato una diversa interpretazione della norma e ha inventato un nuovo “campionato nazionale” di Fitness Funzionale; poi è riuscito a farlo entrare nel calendario degli eventi di rilevanza nazionale di un Ente di Promozione Sportiva, che a sua volta è stato approvato dal CONI.

Ed ecco che tutto d’un tratto si sono spalancate le porte delle palestre per chiunque, sottolineiamo chiunque, sia semplicemente iscritto ad una qualsiasi gara di quel particolare campionato, diventando di fatto “atleta” senza averne né i titoli né le capacità (basti pensare alle migliaia di concorrenti “experience” o “scaled” che popolano tali gare).

La reazione delle Federazioni Sportive Nazionali non ha tardato ad arrivare: tutti i Presidenti hanno chiesto al Ministro per le politiche giovanili e lo sport e al Presidente del CONI di ripristinare il legittimo significato dell’espressione “di preminente interesse nazionale”, invocando di arrestare ogni comportamento pericoloso ai fini del contagio.

Stando a questi termini, si direbbe un più che motivato richiamo alla responsabilità da parte dei massimi organi delle Federazioni Sportive Nazionali. Peccato, però, che proprio una di quelle federazioni che hanno invocato il ripristino della legittimità contro le attività ritenute amatoriali, ora stia agendo esattamente nello stesso modo.

Quindi siamo tutti atleti

È di questi giorni, infatti, l’annuncio di una nota federazione che introduce una nuova “disciplina di forza” basata sul Fitness Funzionale. Parallelamente è stato emanato il relativo calendario di gare di interesse nazionale. Sì, perché ormai qualsiasi disciplina, anche una nata da cinque minuti, merita l’interesse nazionale e, di conseguenza, i suoi adepti acquisiscono il titolo di “atleta” insieme al diritto di allenarsi in palestra.

Stando così le cose, è legittimo dubitare che il reale fine di queste manovre non sia tanto promuovere i comportamenti responsabili citati nella lettera aperta del 14 Dicembre a Spadafora e Malagò, quanto acquisire maggiore potere: affiliare nuove Società Sportive, tesserare nuovi atleti e portare iscritti alle gare… In altre parole, più poltrone per i dirigenti e più incassi per palestre e organizzatori di eventi.

Come dire: se ti iscrivi nella nostra palestra, ti tesseriamo come agonista della nostra società sportiva, ti iscriviamo alla gara che è riconosciuta dalla nostra federazione/ente e, in questo modo, diventi d’ufficio un “atleta”. Non importa se non ti sei mai allenato o se non hai la minima intenzione di gareggiare: basta che paghi tutte le quote e poi, in qualità di agonista, potrai venire ad allenarti in palestra, mentre tutti gli altri sono chiusi… Furbo, no?

Ma forse non tutti sanno che con i diritti arrivano anche i doveri. Per esempio, i tesserati agonisti che risultano iscritti alle competizioni di interesse nazionale, sono sottoposti ai controlli anti-doping della NADO, sia in gara sia fuori gara. E gli eventi d’interesse nazionale devono applicare i protocolli di sicurezza del CTS, come eseguire il tampone a tutti gli atleti e al personale di gara. Sarà interessante vedere i risultati di tutti questi controlli di massa…

Ma è CrossFit o no?

Come se tutto ciò non bastasse ad avvelenare gli animi di tutti quelli che da mesi subiscono la chiusura forzata delle palestre (titolari, istruttori e clienti), si aggiunge la beffa: sì, perché queste nuove discipline, di cui federazioni e associazioni proclamano l’esclusiva paternità, ricordano fin troppo quello che già si pratica da una decina d’anni nei box di CrossFit.

Inoltre, il calendario di questi nuovi campionati include competizioni già affermate in Italia, che per anni si sono professate come punto di riferimento per i crossfitter.

Ma CrossFit è un marchio registrato, concesso in licenza d’uso agli affiliati e agli eventi riconosciuti da CrossFit LLC. Perciò, etichettare con nuovi nomi qualcosa che esiste già da oltre un decennio, lascia intravedere il tentativo di voler governare politicamente il movimento italiano del CrossFit, facendo leva sulla promessa di aprire le porte delle palestre attualmente chiuse.

l’Italian Showdown che fa?

La nostra organizzazione ha sempre affermato l’importanza di corretti comportamenti individuali per uscire al più presto dalla pandemia, anche a costo degli enormi sacrifici che tutti noi stiamo affrontando da mesi. Oggi più che mai, di fronte all’ennesima proroga della chiusura delle palestre, rimaniamo convinti che tutti dovremmo collaborare per mettere termine al più presto a questa situazione, invece di cercare scorciatoie.

Perciò noi abbiamo deciso di rimanere fuori da questo teatrino e restare fedeli alla nostra identità: l’Italian Showdown è una competizione sportiva amatoriale, aperta a concorrenti di ogni età e livello, che ha l’unica finalità di promuovere il benessere fisico e un ottimale stile di vita. Ed è l’unica gara in Italia che sia mai stata ufficialmente riconosciuta da CrossFit!

Quindi, ci dispiace, noi non vi daremo mai la “patente” di atleti di interesse nazionale e non vi apriremo le porte delle palestre. Al contrario, vi invitiamo a rispettare le norme e, se potete, a sostenere le vostre palestre in ogni modo possibile: potete fare erogazioni liberali detraibili dalle tasse, acquistare il merchandising del vostro box, acquistare pacchetti di lezioni on line e all’aperto con i vostri coach…

La stragrande maggioranza dei box-owner italiani e dei coach non ha mai mollato durante questi mesi di lockdown e ha cercato in tutti i modi di continuare a far allenare i propri iscritti, sempre nel rispetto delle norme… Noi siamo con tutti loro, con nessun altro!

Il CrossFit ci ha insegnato ad affrontare gli ostacoli lealmente, a rispettare gli avversari e a supportare i più deboli. Questi valori sono i pilastri etici e morali di chiunque voglia essere un atleta vero!